La svolta dell’economia civile
0 commenti 17 Ottobre 2013

Abbiamo ricevuto, e volentieri pubblichiamo, le note di Luigi Lipparini stagista presso Euricse e partecipante della XIII edizione delle Giornate di Bertinoro, conclusasi sabato 12 ottobre.

Rigenerare le istituzioni. Questo è il titolo, l’appello, lanciato alla XIII edizione delle Giornate di Bertinoro.

“Mai come oggi la sfera della rappresentanza politica è caratterizzata da uno scenario così incerto e ambiguo. Ciononostante, allo stesso tempo, abbiamo la possibilità di uscire da questa crisi se riusciamo a leggere i cambiamenti in cui ci troviamo” – Elisabetta Gualmini, presidente dell’Istituto Cattaneo.

Un cambiamento evidente, concreto, travolgente – emerso grazie all’accurato lavoro svolto dall’Istituto nazionale di ricerca statistica Istat – è sicuramente avvenuto all’interno dello sviluppo del non profit in Italia nell’ultimo decennio. Andrea Mancini – direttore del Dipartimento per i Censimenti e i Registri amministrativi e statistici Istat – ha presentato i risultati del IX Censimento su “Industria e Servizi, Istituzioni Pubbliche e Non Profit” relativo al periodo 2001-2010, anticipando i dati di alcune rielaborazioni in atto sul non profit (market/non market, mutual public benefit, ecc.). Mancini ha sottolineato come il ruolo dei soggetti che compongono la sfera del privato sociale – cooperative e imprese sociali e altre organizzazioni non profit – stia diventando sempre più importante all’interno della sfera dell’economia italiana, della quale oggi rappresenta il 6,4% dei sistema produttivo. Qualsiasi trend venga preso in considerazione (dati consultabili gratuitamente alla datewarehouse dell’Istat) le statistiche mostrano solo incrementi in termini positivi, per il numero delle organizzazioni registrate (23%), il numero di dipendenti (39%), volontari (48%), e così via.

Come ha fatto notare Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere, questo cambiamento è spiegabile anche in relazione al fatto che, specialmente per quanto riguarda la forma cooperativa, il privato sociale ben si adatta alle peculiarità e allo stile dell’imprenditorialità italiana, caratterizzata da piccole imprese, sparse a macchia sul territorio. Nonostante questo fenomeno fuori dall’Italia venga spesso letto all’estero come elemento di debolezza e scarsa competitività, se andiamo a vedere i fatti, l’economia diffusa sta dando grandi risultati, con una percentuale di esportazioni a livello europeo che è aumentato incredibilmente sostanziale dal periodo pre-crisi, seconda solo alla ed è secondo solo a quello della Germania (38% vs. 46%). Questo trend è stato possibile grazie all’emergere di temi nuovi ambiti di mercato (green economy, meccanica legata a tecnologie del freddo, tecnologie aereospaziali, nautica, navigatori, ecc.) che prima potevano interessare solo le grandi aziende, ma che oggi anche molte PMI stanno sperimentando con successo.

La capacità di innovare e di affermarsi da parte dell’economia sociale è stata dimostrata. Per far crescere ulteriormente questo potenziale, la partita ora deve essere portata all’interno delle istituzioni di rappresentanza e di governo. Resta ancora tanta strada da fare per conquistare il ruolo legittimo che ambiamo all’interno della scena italiana, a partire dal riconoscimento dell’impresa cooperativa nel quadro normativo nazionale, per il quale il prof. Zamagni ha promesso battaglia. Battaglia che si svolgerà nel corso del 2014 in Quirinale, in un incontro che vedrà in Agenda una proposta di modifica all’art. 45 della Costituzione e dell’art. 2082 del Codice Civile.

commenti