Quel ramo d’impresa sociale…
0 commenti 20 Ottobre 2014

Da “Le idee accadono…” IdeaTRE60.

Flaviano Zandonai

La seconda edizione della competition “A new social wave: rigenerare innovazione sociale” si è conclusa con la vittoria di “OrtiAlti. Farm your rooftop, enjoy sharing!”, qualcosa in più di un’idea d’impresa, una vera e propria startup dove la “vocazione sociale” consiste nella realizzazione di orti pensili che oltre alla loro funzione primaria (la produzione orticola) coibentano gli edifici (valore ambientale) e creano comunità (valore sociale). Uno sviluppo possibile di OrtiAlti – neanche troppo difficile da immaginare – è di sviluppare nuove linee produttive all’interno di imprese già sociali di inserimento lavorativo, cooperative di abitanti, strutture comunitarie, ecc. Potrebbe, in altri termini, dar vita a nuovi rami d’azienda che fanno innovazione di prodotto, ma più in generale, fanno partire nuovi cicli di innovazione sociale all’interno di organizzazioni che forse hanno un po’ dimenticato questa loro propensione, prese come sono da problemi contingenti e mercati in difficoltà.

Questo stesso “destino” vale anche per altre idee selezionate dalla nostra competizione, come ad esempio “Misura per misura” che propone di dar vita a uno spazio di coworking sartoriale con funzione di inclusione sociale. E che dire di “Mind your city!”, un progetto di rigenerazione urbana attraverso l’arte pubblica? Non sarebbe un bel modo per rispondere a esigenze sempre evocate dagli operatori sociali come “leggere i bisogni” e “costruire comunità”?

L’elenco potrebbe continuare, ma l’orientamento è chiaro. Nel campo della produzione di valore sociale una della più promettenti modalità di exit delle startup è di cercare un accoppiamento con realtà consolidate, favorendo una fertilizzazione incrociata dove si scambia la crescita del progetto d’impresa con l’innovazione e il consolidamento di un’idea con la generazione di cambiamento organizzativo.

Da questo punto di vista Fondazione Accenture e Iris Network continueranno lungo questo percorso con l’obiettivo – lo ammettiamo, ambizioso – di strutturare scambi economici e di reciprocità tra le diverse generazioni di imprese che realizzano un “impatto sociale positivo e misurabile” come si legge nel recente progetto di riforma del terzo settore. Con una certezza: che se mai esisterà, sarà questo l’ecosistema dell’imprenditoria sociale.

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